Continua inesorabile, come un fiume che non conosce periodi di magra, il flusso migratorio divenuto di proporzioni gigantesche che vede migliaia e migliaia di migranti, provenienti dai paesi dell’Africa sub-sahariana e da quelli del Medio Oriente, giungere sulle nostre coste.
Conosciamo e dal lato umano comprendiamo la tragedia di questi esseri umani che fuggono da guerre, fame, miseria e diventano merce nelle grinfie di bande criminali senza scrupoli, vere e proprie organizzazioni dedite al traffico di “carne umana”.
Vi chiederete che ruolo possa avere la città di Taranto in tutto questo, in un fenomeno che viene descritto come un esodo di massa da zone del pianeta divenute inospitali, verso quelle aree geografiche in cui potrebbero esserci maggiori probabilità di sopravvivenza.
A dispetto dei media nazionali che forse non le riservano adeguato spazio, la Città Jonica, sta recitando il suo ruolo, sta pagando il suo prezzo e lo sta facendo silenziosamente, senza ricevere sconti. Così come, alla stregua di alcune istituzioni e del mondo del volontariato, “silenziosamente” continuano ad operare gli uomini e le donne delle Forze dell’Ordine che con tutta la loro professionalità, stanno contribuendo al buon esito di questa complessa e duratura situazione.
Ebbene, così come in queste ore riportato dalla stampa (o almeno da essa lo abbiamo appreso e non anche dai nostri vertici.), ecco spuntare dal cilindro, l’ultima decisione dei responsabili del Viminale che, un po’ come Lampedusa, hanno pensato di far sorgere nell’area portuale di Taranto, un “hub di identificazione” dei profughi che a quanto pare, a breve dovrà ospitarne 500 per volta e per una permanenza non superiore alle 72 ore. Poi, una volta schedati e valutate le richieste di asilo politico, i migranti verranno avviati verso la loro destinazione definitiva. Per fare tutto questo, occorrerà impiegare la risorsa umana, dovendo, secondo il protocollo, procedere alla identificazione dei profughi, durante le prime concitate fasi della loro accoglienza.
E non nascondiamo il nostro timore, rispetto al potenziale rischio della recrudescenza legato al terrorismo internazionale poiché – e nonostante l’apporto validissimo e professionale dell’attività di intelligenze – potrebbero annidarsi nel gruppo soggetti con particolari matrici.
Il nostro capoluogo, vive già da tempo una situazione difficile legato allo stato di crisi dell’economia che ha generato sul territorio delle tensioni sociali e una sorta di stato emergenziale con riflessi anche sul mantenimento dell’ordine pubblico.
Tamponare nuove problematiche significherebbe per gli operatori della sicurezza, ormai in evidente inadeguatezza numerica, trascurarne necessariamente altre esigenze legate alla sicurezza sul territorio.
Non conosciamo la tempistica di questa nuova operazione e a quali criteri essa debba rispondere, ma l’unica certezza è che saremo chiamati a compiere un ulteriore sforzo e risponderemo, come in tante altre situazioni, facendo affidamento alla dedizione e all’esperienza dei colleghi.
Personale che sovente si ritrova ad operare in questi contesti emergenziali tanto che Taranto ha già accolto oltre 14.000 profughi durante l’operazione Mare Nostrum.
Pur tuttavia, registriamo una visione limitata del fenomeno, atteso che le situazioni relative all’accoglienza degli immigrati, pur nella massima garanzia dello stato umanitario e dell’adozioni delle leggi, è strettamente legato alla questione della sicurezza ovvero non è sconnesso da certe dinamiche.
Per questo, una volta individuato il centro di smistamento, sarà necessario convogliare sul territorio una maggiore assegnazione di risorse del comparto sicurezza a garanzia del cittadino e dei profughi stessi. Ma il messaggio non è certo diretto in periferia ma al Centro. Semmai il Sig. Questore e il Sig. Prefetto, da tale suggerimento dovranno tempestivamente trarne ogni debita valutazione affinchè la nostra città, si prepari al meglio a vivere e reggere una imminente emergenza migranti che potrà essere senza precedenti.
Siamo sicuri che anche in questa ennesima contingenza, gli operatori della Polizia di Stato, sapranno recitare il ruolo che li vede da sempre protagonisti al servizio del cittadino.
Il nostro rammarico è invece legato a quelle situazioni rese imponderabili da una serie di eventi per i quali, prima non è stato possibile calcolarne gli effetti. Perché spesso, questo è quello che potrebbe accadere soprattutto quando si svolge un servizio di Ordine Pubblico: l’imponderabile.
Ed è questo il momento in cui, l’operatore potrebbe rischiare il peggio oppure di “farsi male” (ma il rischio è il nostro mestiere, direbbe qualcuno). E’ questo il momento in cui talvolta il nostro operato viene passato ai “raggi X”; è questa la fase, in cui, tralasciando ogni forma di vittimismo, subiamo in maniera ingrata una sorta di immeritata “censura” edificata persino da taluni membri delle istituzioni che con il nostro sacrificio e con il senso del dovere, invece difendiamo.
Taranto, 12 marzo 2015