Nonostante nel periodo estivo si viaggia a marcia ridotta, il SIULP di Taranto, come avrete notato, stando sempre sul pezzo, non ha mai accorciato i suoi ritmi, rivendicando le sue azioni soprattutto in ordine agli impegni assunti in primis dal Sig. Questore di Taranto e sollecitandone gli interventi.
Come preannunciato nei giorni scorsi, nella mattinata del 19 agosto u.s., presso l’Hotspot, si è tenuto il sopralluogo con i rappresentanti della sicurezza, attinente una indagine conoscitiva sul piano igienico-sanitario, finalizzata alla verifica dei requisiti necessari alla tutela della salute nei confronti degli Agenti che operano nell’area. La materia, come sapete, è regolata dal Testo Unico di cui al D. L. 9 aprile 2008 n. 81, fonte principale della norma che tutela i lavoratori. Oltre al Dr. Mario Borrelli, Dirigente dell’Ufficio Sanitario Provinciale, vi erano tutti i delegati dei sindacati – per il SIULP ha partecipato il sottoscritto – ad eccezione di Ugl P.S., Coisp e Consap che, lo diciamo senza alcuna vena polemica, hanno brillato per la loro assenza.
Visto che nessun altro, a quanto pare, fino ad ora vi ha fatto conoscere gli esiti, vi riportiamo in sintesi le criticità riscontrate, i cui particolari, saranno a breve contenuti in un documento ufficiale che lo stesso Dr. Borrelli, quale Medico Competente, si è impegnato a stilare.
Intanto il SIULP, a differenza di chi sulla questione, ha forse una visione limitata, rileva come la salvaguardia della salute e sicurezza sui posti di lavoro, non riguarda esclusivamente il sito Hotspot. Ma in una nostra visione più ampia, rimarcata da diversi anni a questa parte attraverso le nostre copiose denuncie (alle quali, purtroppo, come già detto, registravamo un atteggiamento pigro da parte dell’Amministrazione, a riprova, evidentemente o che non si volesse sollevare il problema, o che fosse troppo scomodo oppure che si stesse “semplicemente” sottovalutando), crediamo come questa ispezione, possa divenire propedeutica alla causa anche di coloro che, per la medesima situazione, correrebbero gli stessi rischi di chi và ad operare nel centro. Infatti, non possiamo assolutamente esimerci da ulteriori analisi, atteso che nell’hinterland del “trittico” relativo al polo industriale tarantino (Ilva, Raffineria Eni, Cementir), come è noto a tutti, datori di lavoro compresi, operano anche i colleghi della Polizia di Frontiera, G.d.F. di mare, VV.FF e Capitaneria di Porto, mentre a ridosso del parco minerali Ilva, vi sono gli Operatori della Sezione Polfer.
Nel corso del nostro sopralluogo, intanto, è stato stabilito che per una giusta disamina, risulta assolutamente necessario acquisire il relativo progetto da parte dell’Ente gestore dell’Hotspot, il cui Direttore, è il Comandante della Polizia Locale. Sarà necessario, acquisire anche il “Documento della valutazione rischi” previsto dal D.L 81/08, poiché siamo sempre più convinti dalle nostre tesi e cioè che la scelta di quel posto, è dissennata, infausta e per comprendere ciò, basterebbe guardarsi intorno. Bisognerebbe domandarsi secondo quale scienza, coscienza e criterio, è stata decretata l’idoneità di questo sito e chiedere il perché, non sono state valutate soluzione alternative.
Per di più, acclarato direttamente dal sottoscritto, si scopre che all’interno dell’area portuale, circa un paio di anni fa, l’ARPA, ha istallato una serie di centraline per il monitoraggio dell’aria e per il rilevamento della diossina (e non anche delle polveri sottili), ma sembrerebbe che non abbiano mai funzionato o abbiano funzionato poco, tantomeno è dato conoscere se sono stati rilevati dati significativi e dove quest’ultimi siano stati archiviati. Una di esse, è installata sul tetto dell’Ufficio Polizia di Frontiera, ma pare che i tecnici abilitati, di lì non siano mai passati.
Orbene, durante la nostra analisi, qualche sospetto ci è venuto, anzi rimane. E’ necessario che l’ARPA rimetta in funzione i dispositivi, ma attenzione: è bene ricordare, a noi stessi per primi e poi agli altri che tale monitoraggio è fondamentale, eseguirlo quando la produzione industriale dei vicini siti, è a regime pieno, e quando quei nastri trasportatori che sovrastano le nostre teste (nr. 2 e 4) collocati a pochi metri dall’Hotspot, riportano il micidiale minerale classificato come “carbon coke” che attraverso le gru, viene stivato nelle navi attraccate al porto.
Lo diciamo perchè, nella nostra valutazione, è sorto il sospetto che se il controllo, viene svolto fuori da questi parametri, è molto probabile che si giunga a ben altri risultati. “Magari, il giorno dopo, sarà pure possibile immaginare di piantare direttamente in quel luogo, margherite e tulipani oppure trasformare il sito in un’area pic nic”. Altra cosa, è invece sapere preventivamente, cosa i colleghi operanti, respirano ed ingeriscono allorquando vi è la movimentazione del minerale o quando i venti di tramontana, trasmigrano in quel posto, particelle e polveri rinvenenti dai siti industriali. atteso che sono stati accusati già diversi malori e difficoltà respiratorie.
Si rileva un altro punto critico sul piano della sicurezza. Apprendiamo come ancora una volta, la Polizia di Stato, facendosi carico delle deficienze interne al sistema (cosa che il SIULP a livello nazionale, di recente ha già denunciato al Premier Renzi con una nota ufficiale), assolve a compiti che non gli sono propri e che ne aumenta i rischi. Ci dicono che rispetto a quanto originariamente stabilito, la Croce Rossa non è più attiva nel centro dove invece vi è un solo operatore socio-sanitario che presta servizio sino ad una certa ora, mentre quanto potrebbe accade nei turni serali e notturni, è incombenza della sola P:S. Un fatto francamente inaccettabile tanto che si richiede l’intervento tempestivo del Questore e del Prefetto direttamente sull’Ente gestore. Anzi, bene ha fatto lo stesso Questore a richiedere al Dipartimento, una indagine dell’Ufficio Centrale Ispettivo, poiché alcune cose non sono esattamente chiare !!! Per di più, il SIULP di Taranto, nel ribadire che è necessaria una tensostruttura nella parte scoperta, (benchè ci dicono che è stata avviata la richiesta all’Ente), vuole comprendere meglio gli ambiti operativi in tale area dei colleghi del Reparto Mobile, delineati dalle circolari ministeriali di riferimento.
Ebbene, questo è il nostro modo di fare sindacato: rendere trasparente la nostra azione e l’informazione. Pur tuttavia, c’è sempre qualcuno che con una caduta di stile, probabilmente accentuando “segnali di sofferenza” verso le azioni sindacali di altri, compresa la nostra (evidentemente), anziché preoccuparsi del loro operato e divulgarlo, preferisce calarsi ad un basso livello, stigmatizzando le azioni altrui con critiche gratuite. Qui, cari colleghi, non vi sono “carri”, né suoi condottieri, tantomeno autocelebrazioni come invece qualcuno ha “scioccamente” riportato. Se proprio nel loro immaginario eufemistico, questo è il massimo sforzo che possono fare per portare ad un certo livello l’informazione, ebbene, allora cercassero di immaginare che al massimo, “è questo un carro da trasporto che possiamo immaginare contenga un numero considerevole di casse: “casse di cetrioli”, però, atteso che di qui a qualche tempo, con tutti gli scongiuri del caso, non vorremmo mai trovarci di fronte a situazioni incresciose che tra l’altro coinvolgano noi e le nostre famiglie riferite al nostro stato di salute con correlazione al nostro operato. Non vorremmo, mai trovarci a commentare le negligenze e la pigrizia altrui, datore compreso, atteso che dai recenti dati ufficiali divulgati dal Ministero della Sanità, in questa Provincia, le patologie neoplastiche, purtroppo, nel loro triste primato, sono in aumento, mentre presso l’organo giudicante, sono in considerevole aumento, l’istituzione di procedimenti penali e civili in ordine agli effetti nocivi dell’inquinamento sulla persona fisica con richiesta di risarcimento danno da parte dei familiari di quei lavoratori (dipendenti e non) che ormai, o ci guardano dall’aldilà o che, da questa terra, si sono visti stravolgere completamente le loro aspettative di vita.
La storia è maledettamente seria e nello stemperare l’inutile risentimento di altri, stiamo cercando di far comprendere a tutti dell’importanza di avere sul tema, una unità di intenti. Dunque, l’invito è quello di percorre la strada insieme, avendo un unico comune denominatore: la salute dei poliziotti e poliziotte di questa provincia, un invito che è esteso a tutti i Segretari delle altre O.S. di questo “martoriato territorio”, compreso quelli delle sigle che notoriamente non fanno parte del cartello nazionale. “Altro che autocelebrazione !!!!”
Taranto, 22 agosto 2016