Evitare stumentalizzazioni è imprescindibile per tutela poliziotti e democrazia.
La pagina buia dell’irruzione nella scuola Diaz di Genova, che rappresenta solo una parte di quanto accaduto in quei giorni durante il G8, atteso che vi furono 7 giorni di devastazioni e saccheggi ai danni della città e dell’intero Paese in termini di immagine, è per i poliziotti, l’Istituzione Polizia e per chiunque abbia a cuore la loro credibilità e affidabilità, un segno indelebile di monito affinché ciò non si ripeta.
Rispettiamo le sentenze della magistratura, come è giusto che sia per chi appartiene e rappresenta le Istituzioni democratiche del nostro Paese – per questo non comprendiamo chiunque, a maggior ragione chi ha alte responsabilità, cerca di strumentalizzare quanto accaduto ieri e oggi forse per trovare giustificazione alle proprie frustrazioni, che però non possono condizionare né l’attendibilità dell’istituzione polizia né la vita dei nostri giorni – per questo non entriamo nel merito del “tifo da curva” che qualche regista occulto vuole, ad ogni costo, creare sul caso del poliziotto e delle sue affermazioni postate su facebook. A maggior ragione dopo che lo stesso autore si è scusato per quelle frasi anche se continua ad alimentare un dibattito che, se non porta nocumento all’Istituzione e alle migliaia di donne e uomini della Polizia di Stato, quanto meno alimenta un dibattito strumentale, sterile e anche pericoloso attesi gli importanti appuntamenti che ci attendono per la gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Lo afferma Felice Romano, Segretario Generale del Siulp in merito alle accuse non condivisibili lanciate da più parti nei confronti del Capo della Polizia dopo la sua decisione di sospendere dal servizio il collega che aveva postato sul proprio profilo facebook alcune dichiarazioni su una nuova e presunta verità circa il blitz alla scuola Diaz di Genova.
Ogni cittadino italiano ha il dovere civico di collaborare con la giustizia per contribuire all’accertamento della verità; a maggior ragione tale dovere incombe su chi veste l’uniforme, ha giurato fedeltà alla costituzione e alle istituzioni democratiche del nostro Paese.
Affermare, dopo 14 anni dall’accaduto e dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere che esiste un’altra verità, diversa da quella emersa dalle sentenze, mette chi dichiara queste cose, nella migliore delle ipotesi, in contraddizione, per non dire in contrapposizione, con il giuramento di fedeltà fatto all’atto in cui si è scelto di servire il Paese indossando un uniforme. Ecco perché, conclude Romano, fermo restando di diritto di presunzione di innocenza di cui gode ogni cittadino italiano, bene ha fatto il prefetto Pansa ad intervenire immediatamente e a sospendere il collega in attesa che si chiarisca l’assurda situazione che egli stesso ha creato senza alcuna ragione dopo 14 anni dall’accaduto. Bene farebbero “gli ultrà” che stanno emergendo e che si stanno polarizzando su chi è pro o contro la decisione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, a prescindere dagli elementi di opportunità e dei fatti oggettivi che dovranno essere accertati e contestati in modo puntuale, a non perdere una buona occasione per non alimentare questo inutile e dannoso dibattito. Giacché in gioco non c’è solo il futuro del collega che si è reso responsabile di questa situazione ma la credibilità di un’istituzione democratica e affidabile, qual è la Polizia di Stato e i suoi componente, e il rapporto fiduciario con i cittadini, senza il quale in nessun Paese democratico si può esercitare la funzione di controllo sociale che è insita in quella di polizia ancorché finalizzata alla tutela e alla difesa della sicurezza dei cittadini, delle istituzioni democratiche e della stessa democrazia.
Mi auguro che qualcuno non abbia iniziato, come nel 2001, l’attuazione di una precisa regia finalizzata ad un piano strategico per creare contrapposizione sociale da fare esplodere in concomitanza dei grandi eventi che si celebreranno nel nostro Pese; perché se così fosse sarebbe una follia collettiva a cui chi ha la responsabilità di indirizzare l’opinione pubblica del nostro Paese sta, mi auguro involontariamente, partecipando.
Lanci di agenzia
Diaz:Siulp, Pansa ha agito bene, evitare strumentalizzazioni
(ANSA) – ROMA, 18 APR – “La pagina buia dell’irruzione nella scuola Diaz di Genova è per i poliziotti, l’Istituzione Polizia e per chiunque abbia a cuore la loro credibilità e affidabilità, un segno indelebile di monito affinché ciò non si ripeta”. Lo afferma Felice Romano, segretario generale del Siulp in merito alle “accuse non condivisibili lanciate da più parti nei confronti del Capo della Polizia dopo la sua decisione di sospendere dal servizio il collega che aveva postato sul proprio profilo Facebook alcune dichiarazioni su una nuova e presunta verità circa il blitz alla scuola Diaz di Genova”.
“Rispettiamo le sentenze della magistratura – aggiunge Romano – come è giusto che sia per chi appartiene e rappresenta le Istituzioni democratiche del nostro Paese. Per questo non comprendiamo chiunque, a maggior ragione chi ha alte responsabilità, cerca di strumentalizzare quanto accaduto”.
“Ogni cittadino ha il dovere civico di collaborare con la giustizia, a maggior ragione chi veste l’uniforme. Affermare, dopo 14 anni dall’accaduto e dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere, che esiste un’altra verità, diversa da quella emersa dalle sentenze, mette chi dichiara queste cose, nella migliore delle ipotesi, in contraddizione, per non dire in contrapposizione, con il giuramento di fedeltà fatto quando si è scelto di servire il Paese indossando un’uniforme.
Ecco perché – conclude Romano – fermo restando di diritto di presunzione di innocenza di cui gode ogni cittadino italiano, bene ha fatto il prefetto Pansa ad intervenire immediatamente e sospendere il collega in attesa che si chiarisca l’assurda situazione che egli stesso ha creato”.