La Relazione del Segretario Generale Antonio Digregorio
Pregiatissime Autorità, graditissimi Ospiti, illustrissimi Relatori, carissimi Colleghi, il mio più sentito ringraziamento ed un caloroso benvenuto al 9° Congresso Provinciale del Siulp di Taranto.
Dopo meno di 5 anni siamo a tracciare un bilancio della nostra attività sindacale ma abbiamo l’onere e il dovere di dare forma all’analisi – anche critica – rispetto al nostro complesso mondo della Pubblica Sicurezza e rispetto anche a quelle che sono le esigenze della Provincia Jonica.
La società, le Istituzioni, hanno scelto di essere dalla parte dei professionisti dell’ordine e non con i professionisti del disordine
L’organizzazione delle nostre attività passando per la pandemia
Il nostro è un lavoro che richiede, determinazione, coraggio, professionalità e preparazione.
Doti che riscontriamo anche negli uffici e reparti del nostro Capoluogo. Tanti professionisti che operano in maniera distinta sulle strade, nei quartieri, nella prevenzione e nel soccorso pubblico ed in ogni avamposto, con eccellenze investigative ed esperti nella gestione dell’ordine pubblico.
Questura, Commissariati, Uffici di Specialità, XV Reparto Mobile compreso: nel loro insieme potrebbero raffigurare un “transatlantico”, una nave, però, che rischia nel breve periodo di rimanere con pochi uomini a bordo, atteso che risultano inconsistenti i piani di potenziamento disposti dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza e previsti per la nostra provincia.
Considerato che Taranto è la terza città del Sud in ordine d’importanza, con i suoi 200 mila abitanti. Taranto: “bomba ad orologeria”, da un passato e da un presente altamente criminale, in cui, insistono da anni delicate e complicate vertenza nazionali (Ex Ilva) per le quali, il personale è impiegato in maniera considerevole nell’ambito del mantenimento dell’ordine pubblico.
Uno degli aspetti più critici da dirigere è attualmente rappresentato dalla gestione dell’Hotspot. Le tensioni sociali spesso si acuiscono in ragione delle legittime aspettative che vedono contrapposti diversi interessi e diritti: il diritto al lavoro, il diritto ad un ambiente salubre e come tale il diritto alla salute.
Mi preme sottolineare che la Magistratura ha da poco concluso uno dei più celebri processi penali della storia italiana, il processo “Ambiente Svenduto”, impegnando centinaia di agenti delle forze dell’ordine, al fine di garantire la sicurezza durante le innumerevoli udienze.
Si smetta di fare slogan e si passi ai fatti, Taranto Capitale della Magna Grecia, merita molto di più sia sul piano della sicurezza urbana sia nell’ambito dello sviluppo del territorio.
E’ necessario rafforzare il capitale umano, garantendo maggiore sicurezza diversamente si rischia inevitabilmente di andare incontro ad una debacle. Le responsabilità non dovranno certamente ricadere sugli uomini e sulle donne in uniforme semmai dovranno ricadere su coloro che, a vari livelli, non si saranno adoperati per tempo trascinandosi “sulle spalle e sulla coscienza” il fatto di non essersi impegnati.
Dobbiamo affermare il nostro ruolo peculiare e centrale per il mantenimento dell’ordine pubblico. Pur tra tante difficoltà e avversità, siamo onorati della mission a noi affidata, sebbene, la categoria abbia il diritto di operare in maniera dignitosa, meno stressante e con compatibili carichi di lavoro.
Per noi è fondamentale il ruolo di centralità del Questore della Provincia, Autorità di Pubblica Sicurezza nella delicata gestione sia delle attività di polizia sia del mantenimento dell’ordine pubblico come pure, è fondamentale la ricerca di utili e leali rapporti sindacali.
Secondo il rapporto dell’Istituto di ricerca Eurispes, la mission affidata alla Polizia di Stato, ha ottenuto un livello di gradimento massimo al punto tale da diventare un riferimento fondamentale per gli italiani, insieme a tutte le altre forze dell’ordine e del soccorso pubblico, vedasi i nostri cugini dei Vigili del Fuoco.
Un dato di fatto da tener presente è che da parte di molti vi è ancora disprezzo ed avversione per gli uomini e le donne in divisa, complice una legislatura e prima ancora un entourage politico, talvolta distratto e pigro. Di fatto, si continua a mancare nella legiferazione di provvedimenti che dovrebbero tutelare le “forze del bene”, introducendo reati specifici a garanzia degli operatori della sicurezza. Inoltre andrebbero previste pene certe dopo la commissione di un reato e l’espiazione effettiva della pena in carcere.
Nel Paese, si è diffuso quel senso di impunità che incoraggia i delinquenti, gli antagonisti e i “professionisti del disordine” e genera un clima di violenza che rischia persino di minare la c.d. tenuta sociale. La pandemia, di riflesso ha accentuato questo aspetto. Di fatto, nonostante gli elementi critici, le forze dell’ordine, anche nella provincia jonica, hanno dato prova di agire con senso di professionalità e responsabilità, giacchè il filo sottile della prevaricazione e provocazione, non è stato nascosto da parte di alcune organizzazioni e gruppi antagonisti. Rammento a me stesso, la vandalica e delinquenziale occupazione a Roma delle sede sindacale della CGIL.
Sono innumerevoli le aggressioni nei confronti delle Forze dell’Ordine e il Siulp, in merito, ha promosso una raccolta firme, assumendo una dura posizione evidenziando un concetto: “chi agisce con violenza e aggredisce il personale in divisa, non solo attenta gli operatori di sicurezza ma lo Stato stesso nella sua interezza”.
Registriamo una impunita violenza che restituisce il seguente dato: un’aggressione ogni 3 ore al personale in uniforme, ai poliziotti, carabinieri, finanzieri, alla polizia locale. Senza considerare le aggressioni compiute in danno di coloro che svolgono un servizio di pubblica utilità, le c.d. helping professions (medici, sanitari, professori, tassisti, autisti e controlli dei mezzi pubblici).
Nella nostra mente sono sempre vive le recrudescenti immagini di qualche mese fa, dove in una zona della città altamente trafficata, due nostri Agenti della Squadra Volante (Angelo e Biagio), nel corso di un intervento disposto dalla sala operativa, ingaggiavano una sparatoria. Tuttavia, grazie alla tenacia e alla professionalità dei due poliziotti, è stato possibile evitare un epilogo drammatico e qualche istante dopo, il soggetto senza scrupoli, veniva posto in arresto dai Falchi e da una pattuglia della Volante.
Vi sono poi i fenomeni degenerativi che coinvolgono gli adolescenti, i giovani, i minorenni che con il loro atteggiamento, prevaricano i diritti e le regole sociali e della corretta convivenza. La Città Jonica, non è certo indenne da questa questione e il fenomeno delle baby gang, dilaga da Nord a Sud Italia. Si và oltre il bullismo e la citata problematica è più complessa ed articolata di quanto potrebbe sembrare, poiché, va inquadrata in forme avanzate di microcriminalità minorile contraddistinte da una struttura verticistica dove si ravvede un’organizzazione di tipo militare. Vi è anche una sfida di queste gang orientata verso gli appartenenti delle Forze di Polizia, giacchè vi è in loro la consapevolezza di un’impunità dettata dal sistema attuale.
Le cronache sono ormai colme di episodi deprecabili. Per citarne uno, la Questura e la Polizia Stradale di Bergamo, di recente hanno denunciato coloro che poco prima avevano partecipato a corse clandestine, con moto truccate. Oltraggiavano e sbeffeggiavano l’equipaggio della Squadra Volante, inseguendola e scontrandosi volontariamente per il solo fatto che gli operatori avessero interrotto l’attività illegale. Molti video che appaiono sui social, ci restituiscono il disprezzo e la mancanza di rispetto verso chi indossa una divisa. Fenomeni sottovalutati dal Governo e dalla politica, indifferente a ciò. Un silenzio assordante e una incapacità a prendere una precisa pozione di condanna.
La politica è stata invitata più volte ad intervenire, al fine di non rendersi complice di questa escalation. Gli ultimi episodi di Bergamo e di Taranto configurano il disconoscimento dell’autorevolezza degli uomini e delle donne in uniforme e quindi dello Stato.
Sino a questo punto è stata una scelta quella di partire da episodi di cronaca che caratterizzano il nostro lavoro da sempre. Non si può e non si deve fare a meno di considerare gli ultimi due anni che il mondo intero ha dovuto fronteggiare a causa della pandemia. Evento nefasto che ha causato milioni di morti e indicibili sofferenze impattando negativamente sulle economie mondiali e di riflesso nazionali. Le avvisaglie si percepiscono sul caro bolletta e sul carburante, oltre che in generale, sul caro vita.
Il tempo è tiranno, ecco che la vera necessità per il domani, è rilanciare l’economia e riprendere in mano il processo delle riforme (e fra qualche giorno voteremo il referendum della riforma sulla giustizia). Non è dato sapere se il PNRR, varato dal Governo, sia sfruttato al meglio; tuttavia per il capitolo inerente alla sicurezza, pare non vi siano stanziamenti. A Taranto, com’è noto, sono già stati destinati svariati milioni di euro che serviranno per la crescita e lo sviluppo del territorio e l’attenzione su tali risorse deve essere massima, affinchè non si disperdano nelle mani delle organizzazioni criminali.
Il virus, ha messo a dura prova ognuno di noi e in tutta fretta abbiano dovuto adattarci a lui tra ansie e paure rischiando di condizionare il nostro lavoro. Mai prima ad ora, avevamo sperimentato le mascherine protettive, il copri fuoco, la quarantena, e mai avevamo sanzionato, fuori dai casi disciplinati dai comuni codici, gli insubordinati alle regole, per quanto, alla giusta dose di rigore abbiamo saputo accostare un senso di umanità, anche secondo quanto richiesto dall’allora Capo della Polizia.
Non dimenticheremo mai questa esperienza. Per la prima volta, abbiamo dovuto sperimentare e adattarci alle fasce alternate dei turni di lavoro; i mezzi del Reparto Mobile sono stati sdoppiati come pure le squadre da impegnare nei servizi di ordine pubblico; in minima parte abbiamo sperimentato lo smart working; abbiamo fatto ricorso per la prima volta ad uno strumento come il “congedo solidale”; recepito istituti di legge per tutelare colleghi con particolari patologie.
In noi, sulla nostra pelle, è ancora vivo il ricordo di quei lunghi mesi brutali rispetto ad un dispiegamento di forze mai visto prima se non in esclusive occasioni di durata inferiore e giornaliera; anzi a tratti, è bene dirlo, ci è sembrato di stare in una città metropolitana in cui per strada, era complicato fare distinzione tra uffici investigativi, amministrativi e della prevenzione. Non possiamo certo sottacere sull’agire di quei giorni che a tratti, aveva assunto il carattere di una bramosa rincorsa ai numeri, alla statistica commisurata ai verbali da comunicare al Ministero dell’Interno e al Consiglio dei Ministri.
Da una parte come Sindacato, dall’altra come R.L.S. (Rappresentanti dei lavoratori) in un clima di forte apprensione, abbiamo stipulato vari protocolli per la sicurezza degli operatori (D.lgs 81/2008). Lo spirito sindacale, costruttivo e collaborativo era proteso ad esercitare un ruolo nuovo di mediazione tra gli operatori tarantini e il datore di lavoro, un ruolo che ha avuto la riconoscenza anche dall’ex Capo della Polizia Prefetto Gabrielli.
Adesso possiamo dirlo: non sono mancate in quei periodi le lucubrazioni mentali dell’esecutivo politico, allorquando, ad un certo punto, si pensò di utilizzare le forze di polizia come incursori della privacy familiare. Si pensò di consentire agli agenti di entrare nelle case degli italiani come controllo coatto teso al distanziamento e alla verifica degli occupanti. Una stortura costituzionale, fortunatamente abbandonata immediatamente grazie al buon senso prevalso.
Superata l’emergenza pandemica, stiamo constatando con amarezza lo scoppio di un conflitto bellico fra Russia e Ucraina. Il Siulp ha preso una dura posizione giacchè contrario ad ogni forma di violenza esprimendo solidarietà al popolo ucraino.
La Polizia che verrà…
Il ruolo del SIULP a tutela del sistema sicurezza civile basato sulla centralità dell’Autorità di P.S:
Il Siulp: 41 di anni di storia e di battaglie in favore della categoria tanti e quanti sono gli anni della smilitarizzazione e sindacalizzazione della Polizia di Stato (Legge 121/1981).
Quando i nostri padri fondatori negli anni 80, hanno iniziato a fare sindacato, grazie anche alla spinta e allo spirito riformistico degli amici della CISL, furono animati da precisi ideali che avevano alla base la necessità di dare dignità al lavoratore di polizia a fronte di un’Amministrazione “patrigna”.
La Legge 121 ha invece il grande merito di essere ancora una riforma attuale, in un paese in cui le riforme, mediamente durano dai 12 ai 18 mesi.
Vi è stata quindi una osmosi inversa e nella memoria di tanti sono ancora vivi alcuni ricordi: l’azione dell’allora Corpo di Polizia, come speso ci ricorda il nostro Segretario Generale Felice Romano, in quegli anni bui, di scontro sociale e dove il terrorismo impelagava, ha visto anteporre le nostre camionette dietro i cancelli delle fabbriche a difesa della imprenditoria.
La 121, ha invece smosso definitivamente quelle situazioni e dal suo varo, quindi dal 1981 in poi, ha portato i poliziotti davanti a quei cancelli, a difesa della stessa democrazia.
La Polizia di Stato ha appena celebrato i suoi 170 anni di storia; non è una Polizia superata, antica, anzi è al passo con i tempi e crediamo sarà in grado di cogliere le sfide del futuro.
Oggi dobbiamo ambire a nuovi modelli, a nuove riforme e dobbiamo farci trovare pronti alle sfide del futuro, preparare, formare e professionalizzare sempre di più le nuove leve e affiancarle dai “diversamente giovani”, portatori sani di esperienza e competenza, fattori questi che non possono e non devono essere dispersi ma trasmessi ad essi. La formazione quindi è uno dei punti cruciali che dobbiamo mettere al centro delle nostre tesi congressuali.
Uno dei punti focali soprattutto di questi ultimi anni, è stato e sarà, l’aspetto della risorsa umana, rispetto alla voragine che si stà creando provocata da interventi governativi in odine ad alcune scelte che affondano le proprie radici in un recente passato (rammenterete il sistema di assunzione post riforma legge 121 durato quasi 15 anni, in cui ogni 4 mesi, nella Polizia di Stato, a concorso pubblico, venivano immessi miglia e migliaia di Agenti Ausiliari).
A fronte di un organico di 96 mila poliziotti le previsioni future sono impressionanti: lo stesso Ministero dell’Interno, ci informa che entro il 2023, nella Polizia di Stato, per effetto dei pensionamenti, verranno meno 40 mila unità che vanno aggiunte al blocco del turn over, durato oltre 10 anni.
Ne consegue che vedremo gli effetti anche nel nostro territorio, sarebbe opportuno sapere dove si colloca il decisore politico e che fine abbiano fatto i progetti dipartimentali per risolvere questa cronica emergenza.
Per quanto riguarda la Questura di Taranto, i suoi 4 Commissariati e gli uffici di specialità, compreso il Reparto Mobile, appare utile avere a mente le centinaia di pensionamenti che per es. in 5 anni, hanno determinato uno svuotamento di quasi tutti i nostri uffici. E chi afferma il contrario o finge di non sapere, mente sapendo di mentire. Il Siulp di Taranto, non può far finta di niente, non può sottacere su questo aspetto.
Uffici come la Squadra Mobile e la Digos che costituiscono le colonne portanti delle attività investigative, antiterrorismo e informative e che garantiscono la tenuta sociale di un capoluogo, hanno subito un drastico ridimensionamento senza che siano stati apportati sufficienti correttivi. Tra l’altro, non si è mai dato corso ad una sorta di riorganizzazione interna sebbene da noi invocata, rispetto all’assolvimento di attività, la cui competenza, evidentemente, è da inquadrare in altre Divisioni.
Delineato questo quadro critico, a livello locale, di qui a breve sarà necessario incontrarsi– sperando non ci si debba invece scontrare – con i sindacati maggiormente rappresentativi e la parte pubblica, attendendo la stesura del nuovo Accordo Nazionale Quadro.
Alla luce dei gravosi impegni, sarebbe opportuno rimodulare i c.d. orari in deroga accordati con i sindacati. Come d’altronde, nei Commissariati si dovranno rivedere gli orari sull’H24 per le volanti.
Una parentesi a parte va indirizzata verso l’Hotspot. Tante volte abbiamo denunciato lo stato di precarietà e la pericolosa situazione igienico sanitaria che si è accentuata nel periodo della pandemia; da centro di permanenza breve si è trasformato in un centro di lunga permanenza e le politiche comunitarie oltre al fenomeno biblico sull’immigrazione, al momento non ci vengono in contro.
Diamo atto che a seguito dell’interessamento del Dr. Massimo Gambino Questore di Taranto e del Prefetto, sono stati finanziati una serie di lavori di ammodernamento e efficientamento che hanno previsto anche l’installazione di un sistema di video sorveglianza. Persiste comunque il ragionevole dubbio che l’ordine e il numero d’impiego, non sarà certo ridimensionato in funzione di queste attese migliorie.
Oltre alla c.d. forza territoriale, vengono giornalmente impiegati in Hotspot 40 uomini del Reparto Mobile di Taranto, fucina dell’ordine pubblico e pozzo di San Patrizio. I ritmi richiesti e sostenuti sono intollerabili. Con una forza complessiva di circa 200 uomini, in proporzione ed in teoria, dovrebbero essere impiegati non oltre 60 unità al giorno (come punta massima ed estrema in quanto, 70 unità, è già un allert e comprometterebbe l’organizzazione di un intero reparto); in pratica, in questo periodo, si tocca la soglia dei 100 uomini giornalieri nell’ordine d’impiego.
Le gestione è altamente compromessa e richiede il continuo ausilio del personale degli uffici che in tali condizioni si vedono costretti ad uscire costantemente e coprire gli innumerevoli ed affannosi servizi esterni. Non si comprende la ragione per la quale, il management, si adopera poco e niente affinchè volga ad un ripristino della normalità o quanto meno a qualcosa che ad essa si avvicini. Ossigeno, recupero psico-fisico e cura della salute è ciò che il SIULP di Taranto, invoca !!
Le lamentele che pervengono al Siulp sono innumerevoli e temiamo il momento in cui non riusciremo più a contenerle, nonostante i nostri sforzi.
Vi è la necessità di “liberarsi” definitivamente da una serie di attività che ingessano e rallentano il nostro sistema. Non si comprende, ad esempio, come sia ancora possibile che alcuni ruoli suppletivi (rilascio del passaporto, licenze e i permessi di soggiorno) debbano essere ancora oggi contemplati nelle attività riconducibile alla Pubblica Sicurezza. Si dovrebbe invece legiferare per devolvere queste funzioni ad Enti diversi dal nostro, così come accade nella maggior parte dei paesi europei.
La lenta agonia delle Specialità, in particolare della Polizia Stradale, passando dalla chiusura dei presidi
A quanto pare, il nostro territorio è stato catapultato in un vezzo disarmante rispetto alla chiusura dei presidi di polizia, un arretramento non da poco per la sicurezza urbana.
Prima la Squadra Nautica, poi in tempi più recenti, la Polizia di Frontiera completamente dismessa dall’area portuale in cui insisteva – oggi a forte espansione croceristica – e le cui competenze sono state catalizzate dalla Questura.
A tutti, è nota la determinazione del Siulp di Taranto con la quale si è opposto alla sua chiusura. Ma non c’è stato verso, complice anche il silenzio disarmante di alcune istituzioni locali e di una politica distratta.
Eppure, Taranto, è la città candidata sia a divenire Capitale del Mediterraneo sia nel 2026 ad ospitare la kermesse sportiva europea dei Giochi del Mediterraneo.
Per quanto concerne la Polizia Stradale di Taranto e il Distaccamento di Manduria non risultano ancora oggi progetti e/o previsioni ministeriali. Su questi uffici, insistono gravi carenze di organico che non consentono il dispiego di pattuglie, se non sporadicamente. Si registra già da tempo che il personale degli uffici è al collasso oltre che disorientato. Non si rende un servizio efficiente alla comunità, in un contesto dove gli Operatori della Squadra Volante, continuano a rilevare gli incidenti stradali che potrebbero invece essere rilevati dalla Polizia Locale.
E’ necessario dunque investire nelle risorse umane e in settori particolari. Il poliziotto del domani, dovrà disporre di competenze informatiche legate ai processi evoluti di indagine accompagnati da tecniche sopraffine, in un modello in cui la polizia potrà diventerà “polizia di predizione”.
Ci avviamo alla conclusione ma non prima di aver ribadito che i successi del Siulp, in questi anni, sono diversi in ordine alla tutela della categoria e il nostro modello sindacale, è ormai riconosciuto a tutti i livelli.
Le storiche nostre rivendicazioni oggi sono state accolte vedasi le tutele legali e le tutele sanitarie a cui sono stati dedicati importanti appostamenti economici. Auspichiamo di poter raggiungere nuovi obbiettivi per tutelare e migliorare la qualità di vita dei poliziotti italiani, in ordine alla tutela della maternità, genitorialità, all’assistenza alle persone disabili, alla sistemazione alloggiativa del personale inviato fuori sede, alle inesistenti politiche abitative. Nel solco già tracciato, bisogna rafforzare gli strumenti economici di cui beneficiamo (FESI) riconosciuti per effetto della nostra specificità professionale (legge dello Stato) e che ci vedono titolari e protagonisti come sindacato nazionale, al tavolo contrattuale.
Dobbiamo custodire i valori, la conoscenza e la professionalità anche sindacale dei nostri pensionati che entrano a far parte del sindacato ovvero che mantengono la carica anche dopo la quiescenza. Il Siulp di Taranto è già al lavoro su questo tema come d’altronde, la FD Siulp (Funzionari e Direttivi) merita la nostra incondizionata fiducia anche nel nostro capoluogo.
Il nostro modello sindacale di riferimento non può che non essere la CISL e da parte nostra, vi è la incondizionata amicizia, stima e fiducia. Di qui in poi, con obiettività ma altrettanta serenità, all’interno dei nostri organismi statutari, dovremmo valutare altre opportunità e percorsi che rafforzino quello spirito che dal 1981 ad oggi, vede il SIULP compagno sopraffino di viaggio di una grande organizzazione sindacale come la CISL.
Talvolta siamo pigri, avari e distratti nel riservare i ringraziamenti alle persone a noi vicine, a quelle che hanno determinato e sostenuto il nostro percorso e verso coloro che meritano la piena fiducia, alle persone che contano.
Sono innanzitutto fiero di far parte del massimo organismo ossia del Direttivo Nazionale, nel quale – ne sono certo – ho raggiunto un livello di maturità che mi ha dato la possibilità di esprimermi nel migliore dei modi durante quest’ultimo mandato. Sento di aver operato con serietà, convinzione e lealtà e di aver rispettato e tutelato gli iscritti al Siulp della Provincia Jonica.
Tutto questo ci ha consentiti di ottenere risultati importanti, positivi e soprattutto, anno dopo anno, una crescita sul piano del proselitismo ed in termini di “associati”, ottenuta anche grazie al lavoro dei nostri Segretari Provinciali e dei componenti del Direttivo uscente ai quali và il mio più sentito ringraziamento. Ringrazio anche coloro che si sono persi per strada tradendo la fiducia, in certi casi persino l’amicizia; a volte bisogna fare i conti con la pochezza e con la mediocrità umana. Oscar Wilde, diceva che “l’indifferenza è la vendetta che il mondo si prende sui mediocri”.
Chiaramente, nel rispetto delle scelte future che saranno determinate durante il nostro Congresso Nazionale, fissato per la metà di luglio, “come uomo di organizzazione”, sarò a completa disposizione, rispettoso delle possibilità o meno che mi saranno offerte, qualunque esse siano.
Al contempo sono orgoglioso di dividere la mia esperienza con il gruppo dirigente nazionale, al quale, giunge la mia incondizionata stima e approvazione. Sono altresì orgoglioso e contentissimo di operare al fianco di un grande uomo, al quale, và tutta la mia stima ed il mio pieno sostegno. Al faro, al leader di questa grande organizzazione, al Segretario Generale Felice Romano e lo ringrazio per aver creduto in me e per avermi dato la fiducia che continuo e continuerò incondizionatamente a porre nei suo confronti.
In particolare, vorrei dedicare un ringraziamento speciale nei confronti di coloro che hanno creduto in me, dandomi fiducia. Queste persone, questi miei amici, hanno fatto sì che si realizzasse una situazione straordinariamente meravigliosa, emozionante per certi versi. Nella grande famiglia SIULP, mi hanno saputo trasmettere le loro competenze e conoscenze sindacali, l’umanità e soprattutto i valori etici come la lealtà, la sincerità e la correttezza, doti a volte non così scontate, giacchè, ogni tanto, qualcuno si perde strada facendo, accecato da sentimenti negativi, dall’arrivismo.
Grazie Felice, Grazie Franco Stasolla, grazie Vito Cicirelli, perchè mi avete dato coraggio ed entusiasmo e soprattutto, vi ringrazio immensamente di cuore perchè grazie a voi, “oggi mi sento più uomo”.
Un saluto particolare lo dedico ai miei intimi amici: a Rocco Scarangella, Segretario Nazionale della FNS CISL e già Segretario regionale per la Basilicata, “un instancabile gladiatore” come spesso lo definisco, “una macchina da guerra” che ogni organismo vorrebbe avere al suo fianco.
Un saluto sincero a tutti i miei compagni di viaggio ovvero ai Segretari Provinciali delle provincie pugliesi compresa l’istituenda Segreteria SIULP della BAT a cui giunge il personale augurio
Infine, voglio dedicare un pensiero particolare all’amico Paolo Zini, instancabile professionista che ha saputo interpellare al meglio le consulenze da noi richieste nell’ambito della materia sulla sicurezza nella nostra realtà. Con lui abbiamo lavorato in maniera seria e serrata in un settore particolare. Un settore attenzionato a tutti i livelli governativi e legislativi atteso che in questo Paese, ancora tanti sono gli incidenti e le morti sul lavoro. Ci siamo costantemente affidati a lui, in un campo ostico e delicato, pieno di insidie. Paolo, continua nel suo instancabile lavoro, mettendo a disposizione del SIULP le sue affermate competenze.
A voi tutti auguro una buona giornata e buon proseguimento al congresso odierno.
Nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità
(Albert Einstein)